L’ex-Ilva di Taranto torna in mani pubbliche, Invitalia ha infatti raggiunto un’intesa con la Arcelor Mittal Sa, con un investimento di 400 milioni di euro – che verranno utilizzati per effettuare un aumento di capitale della AmInvest Co. Italy Spa, attuale affittuaria dei rami di azienda di Ilva – otterrà il 50% dei diritti di voto nella società. A maggio 2022 verrà effettuato poi un secondo aumento di capitale – Invitalia investirà fino a 280 milioni, in totale attiverà quindi a 680 milioni, mentre Arcelor Mittal arriverà fino a 70 milioni – e la controllata del Ministero dell’Economia porterà la propria quota al 60% dei voti.
L’accordo siglato ieri sera delle due compagnie comprende inoltre un articolato piano di investimenti non solo per riportare l’impianto a livelli produttivi ottimali, ma anche per renderlo sostenibile dal punto di vista ambientale. Invitalia e Arcelor Mittal puntano infatti a trasformare lo stabilimento di Taranto nel più grande impianto di produzione di acciaio “green” in Europa. In particolare, la produzione verrà completamente decarbonizzata, il premier Giuseppe Conte al termine del vertice europeo spinge per utilizzare l’idrogeno: “Verrà certamente utilizzato a Taranto, ci siamo ripromessi fin dall’inizio che sarà il progetto più avanzato e più serio di transizione energetica”. In base al Piano verrà creato un forno ad arco elettrico che a regime arriverà a produrre 2,5 milioni di tonnellate di acciaio l’anno. Una volta a regime, nel 2025, lo stabilimento raggiungerà una produzione di 8 milioni di tonnellate. Per quanto riguarda i livelli di occupazione, infine, l’accordo prevede di riassorbire progressivamente – grazie al sostegno pubblico – l’intero organico di 10.700 dipendenti.
I sindacati accolgono positivamente il fatto che l’ex-Ilva torni sotto il controllo dello Stato, ma chiedono di essere convocati quanto prima dal Governo: “Stiamo discutendo di un piano ambientale e industriale di cui conosciamo solo i titoli perché il sindacato è stato totalmente lasciato fuori” lamenta Francesca Re David, segretaria della Fiom Cgil. E sugli impegni che l’accordo prevede per quanto riguarda l’occupazione: “Abbiamo firmato un accordo che prevedeva tutti dentro a fine piano nel 2023, questo piano arriva al 2025”.
Molto critico invece Rinaldo Melucci, il sindaco di Taranto: “Noi ancora adesso non conosciamo le carte di dettaglio di questo piano e andiamo avanti con l’accordo di programma” ha detto riferendosi al Tavolo costituito con la Regione per definire l’Accordo di Programma, la riunione fissata per il 9 dicembre è però stata rinviata su richiesta dello stesso Governo. Il tavolo dovrebbe definire delle proposte – alternative al progetto del governo – per terminare le lavorazioni a caldo dell’acciaio, sviluppare le lavorazioni carbon free, e attuare la completa bonifica dell’area. “Questo piano per noi è carta straccia” ha detto ancora Melucci, “noi dobbiamo occuparci della salute del tarantini”.